Paolo Borsellino: una vita per la giustizia, La vita,il lavoro,la famiglia,le indagini sulla morte...

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super tonio 91
view post Posted on 14/4/2006, 23:31




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Borsellino nasce a Palermo il 19/1/1940. La famiglia vive e vivrà in un quartiere borghese di Palermo: la Magione. Borsellino è molto attaccato a questo quartiere dove ha trascorso tutta la giovinezza. Ambedue i genitori erano farmacisti.

Al momento dello sbarco degli alleati in Sicilia la madre di Borsellino vieta ai figli di accettare qualsiasi dono dai soldati americani. "La Patria è sconfitta, i sacrifici sono stati inutili, non c’è da essere felici..." è una delle frasi della madre di Borsellino in quel momento. Queste vicende e i racconti di "Zio Ciccio", reduce della Campagna d’Africa, gli suscitano curiosità sulle vicende del periodo fascista, di cui la sua famiglia è stata protagonista.

Anche il rapporto con i figli è molto forte. Cerca di proteggerli dalla realtà che è intorno a lui e, nello stesso tempo, di trasmettergli il proprio modo di essere e di agire.

Un episodio per comprendere la fatica e la difficoltà di questo rapporto lo si può trovare nel momento in cui, in piena attività antimafia, Borsellino viene trasferito con Falcone sull’isola dell’Asinara per motivi di sicurezza. Fiammetta, figlia di Borsellino, sta male, viene allontanata dall’isola è malata di anoressia. La veglia la notte e cerca di aiutarla in tutti i modi. Per tutta la sua esistenza quel senso di protezione, quel senso di colpa per aver provocato problemi così grandi alla sua famiglia e, soprattutto, la volontà di stare vicino a sua figlia non lo abbandoneranno mai.


L'Università

Dopo avere frequentato il Liceo classico "Meli" si iscrive alla facoltà di giurisprudenza di Palermo. All’Università, nel 1959 Borsellino si iscrive all’organizzazione FUAN Fanalino. Membro dell’esecutivo provinciale, delegato al congresso provinciale, viene eletto come rappresentante studentesco nella lista del Fuan Fanalino. In questi anni l’attività politica lo prende molto e riesce a conciliare politica e studio senza grossi problemi.

Il 27 giugno 1962, all'età di appena 22 anni, Borsellino si laurea con 110 e lode e, pochi giorni dopo, subisce la perdita del padre. Ora è affidato a lui il compito di provvedere alla famiglia. Si impegna con l’ordine dei farmacisti a tenere la farmacia del padre fino al conseguimento della laurea in farmacia di sua sorella. Tra piccoli lavoretti e le ripetizioni Borsellino studia per superare il concorso in magistratura. Ci riesce nel 1963.

Fare il magistrato a Palermo ha un senso profondo, non è una professione qualunque. L’amore per la sua terra, per la giustizia gli danno quella spinta interiore che lo porta a diventare magistrato senza trascurare i doveri verso la sua famiglia.


Il Magistrato

Nel 1965 Borsellino viene mandato al tribunale civile di Enna come uditore giudiziario.

Nel 1967 ha il primo incarico direttivo, Pretore a Mazara del Vallo nel periodo del dopo terremoto.

Il 23 dicembre del 1968 Borsellino si sposa, continua a lavorare a Mazara facendo avanti e indietro da Palermo, anche più volte al giorno.

Nel 1969 viene trasferito alla pretura di Monreale dove lavora fianco a fianco con il capitano dei Carabinieri Emanuele Basile.

Nel 1975 Borsellino viene trasferito al tribunale di Palermo e a luglio entra all’Ufficio istruzione processi penali sotto la guida di Rocco Chinnici. Con il Capitano Basile lavora alla prima indagine sulla mafia e da questo momento comincia il suo impegno senza sosta per sconfiggere l’organizzazione mafiosa.

Nel 1980 arriva l’arresto dei primi sei mafiosi. Nello stesso anno il capitano viene ucciso in un agguato. Per la famiglia Borsellino arriva la prima scorta con le difficoltà che ne conseguono. Da questo momento il clima in casa Borsellino cambia e il giudice stesso deve relazionarsi con "quei ragazzi" che gli sono sempre a fianco e che cambieranno per sempre le abitudini sue e della sua famiglia.

Il suo modo di fare, la sua decisione influenzano il "sentire" dei suoi familiari. Dalle parole della moglie, ancora, si può comprendere il rispetto e la sofferenza che si alternano nei loro cuori: "...Il suo modo di esercitare la funzione di giudice lo condivido perché anch’io credo nei valori che lo ispirano....Non penso mai, per egoismo, per desiderio di una vita facile di ostacolarlo....Non è stato un sacrificio immolare la sua vita al mestiere di giudice: ama tantissimo cercare la verità, qualunque essa sia."

La scorta costringe il giudice e la sua famiglia a convivere con un nuovo sentimento: la paura. E’ così che Borsellino ne parla e la affronta: "La paura è normale che ci sia, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, sennò diventa un ostacolo che ti impedisce di andare avanti."

Il Pool Antimafia

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Il Pool comprende quattro magistrati. Falcone, Borsellino e Barrile lavorano uno a fianco all’altro, sotto la guida di Rocco Chinnici. Si intravede e, lentamente, si instaura un legame comunitario tra i giudici che appartengono al pool.

E’ nei giovani la forza su cui contare per cambiare la mentalità della gente e i magistrati lo sanno. Vogliono scuotere le coscienze e sentire intorno a sé la stima della gente. Sia Falcone sia Borsellino hanno sempre cercato la gente. Borsellino comincia a promuovere e a partecipare ai dibattiti nelle scuole, parla ai giovani nelle feste giovanili di piazza, alle tavole rotonde per spiegare e per sconfiggere una volta per sempre la cultura mafiosa.

Fino alla fine della sua vita Borsellino, nel tempo che gli rimane dopo il lavoro, cercherà di incontrare i giovani, di comunicargli questi nuovi sentimenti e di renderli protagonisti della lotta alla mafia.

Parallelamente continua il lavoro nel pool. Questa squadra funziona bene, ma si comprende che per sconfiggere la mafia il pool, da solo, non è sufficiente. Si chiede la promozione di pool di giudici inquirenti, coordinati tra loro ed in continuo contatto, il potenziamento della polizia giudiziaria, l’istituzione di nuove regole per la scelta dei giudici popolari e di controlli bancari per rintracciare i capitali mafiosi. I magistrati del pool pretendono l’intervento dello stato perché si rendono conto che il loro lavoro, da solo, non basta.

Borsellino lavora senza sosta, firma provvedimenti, indaga, ascolta con dedizione e responsabilità. Per questo Chinnici scrive una lettera al presidente del tribunale di Palermo per sollecitare un encomio nei confronti suoi e di Giovanni Falcone, importante per eventuali incarichi direttivi futuri. A proposito di Borsellino così scrive Chinnici: " Magistrato degno di ammirazione, dotato di raro intuito, di eccezionale coraggio, di non comune senso di responsabilità, oggetto di gravi minacce, ha condotto a termine l’istruzione di procedimenti a carico di pericolose associazioni a delinquere di stampo mafioso". L’encomio richiesto, non è mai arrivato.

Poi il dramma. Il 4 agosto 1983 viene ucciso il giudice Rocco Chinnici con un’autobomba. Borsellino è distrutto dopo Basile anche Chinnici viene strappato alla vita e il vuoto si fa sentire molto. Ancora la moglie di Borsellino racconta il legame di Borsellino con Chinnici: "Con Rocco, mio marito ha un rapporto di amicizia e di fiducia intensa e reciproca. Una collaborazione durata tanti anni, fondata sulla massima intesa...per Paolo la sua uccisione è un altro dolore atroce...".

Il "capo" del pool, il punto di riferimento, viene a mancare e si ha l’impressione che la mafia, questa entità che tutto vede e tutto osserva, abbia ben compreso lo spirito ed il nuovo modo di lavorare dei giudici siciliani. Borsellino con molta preoccupazione commenta: "La mafia ha capito tutto: è Chinnici la testa che dirige il Pool".

A sostituire Chinnici arriva a Palermo il giudice Caponnetto e il pool, sempre più affiatato continua nell’incessante lavoro raggiungendo i primi risultati: "Sentiamo la gente fare il tifo per noi". Il Pool non vuole sentirsi solo, cerca lo Stato e i cittadini, vuole una mobilitazione generale contro la mafia.

Nel 1984 viene arrestato Vito Ciancimino e si pente Buscetta, Borsellino sottolinea in ogni momento il ruolo fondamentale dei pentiti nelle indagini e nella preparazione dei processi.

Comincia la preparazione del Maxiprocesso e viene ucciso il commissario Beppe Montana . Ancora sangue, per fermare le persone più importanti nelle indagini sulla mafia e l’elenco dei morti è destinato ad aumentare. Il clima è terribile Falcone e Borsellino vengono immediatamente trasferiti all’Asinara per concludere le memorie, predisporre gli atti senza correre ulteriori rischi.

All’inizio del maxiprocesso l’opinione pubblica inizia a criticare i magistrati, le scorte e il ruolo che si sono costruiti.

Paolo Borsellino chiede il trasferimento alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Marsala per ricoprire l'incarico di Procuratore Capo. Il Consiglio Superiore della Magistratura, con una decisione storica e non priva di strascichi polemici - si veda l'articolo di Leonardo Sciascia sui "Professionisti dell' antimafia" - accoglie la relativa istanza sulla base dei soli meriti professionali e dell'esperienza acquisita da Paolo Borsellino negando per la prima volta validità assoluta al criterio dell'anzianità. Sicché il 19.12.1986 Paolo Borsellino prende servizio a Marsala dove per cinque anni guiderà una delle Procure più impegnate sul fronte della lotta alla criminalità organizzata. Al centro (Palermo) Falcone e a Marsala Borsellino in modo da scoprire tutti i collegamenti esistenti tra la mafia di Palermo e quella della provincia. Nel corso di questo quinquennio, denso di scottanti inchieste giudiziarie e numerose soddisfazioni personali, Paolo Borsellino è dapprima nominato Segretario provinciale della corrente di Magistratura Indipendente, e, successivamente, Presidente nazionale dell'Associazione Nazionale Magistrati. Vive in un appartamento nella caserma dei carabinieri per risparmiare gli uomini della scorta. In suo aiuto arriva Diego Cavaliero, magistrato di prima nomina, lavorano tanto e con passione. Sempre fianco a fianco, Borsellino è un esempio per il giovane, non si risparmia mai. Teme che la conclusione del maxiprocesso attenui l’attenzione sulla lotta alla mafia, che il clima scemi e si torni alla normalità. Per questo Borsellino cerca la presenza dello Stato, incita la società civile a continuare le mobilitazioni per tenere desta l’attenzione sulla mafia e frenare chi pensa di poter piano piano ritornare alla normalità.

Invece, il clima comincia a cambiare. Il fronte unico che aveva portato a grandi vittorie della magistratura siciliana e che aveva visto l’opinione pubblica avvicinarsi agli uomini in prima linea e stringersi intorno a loro, comincia a cedere.

Nel 1987 Caponnetto è costretto a lasciare la guida del Pool a causa di motivi di salute. Tutti a Palermo aspettavano la nomina di Falcone al suo posto, anche Borsellino è ottimista. Presto, però, si rende conto che il CSM (Consiglio superiore della magistratura) non è dello stesso parere e si diffonde il terrore di veder distruggere il Pool. Borsellino scende in campo e comincia una vera e propria guerra, parla ovunque e racconta cosa stia accadendo alla procura di Palermo; sui giornali, in televisione nei convegni, continua a lanciare l’allarme. A causa delle sue dichiarazioni Borsellino rischia il provvedimento disciplinare. Solo Cossiga, Presidente della Repubblica, interviene in suo appoggio chiedendo di indagare sulle dichiarazioni del magistrato per accertare cosa stesse accadendo nel palazzo di giustizia di Palermo.

Il 31 luglio il CSM convoca Borsellino che rinnova le accuse e le sue perplessità.

Il 14 settembre si pronuncia il CSM Falcone perde e Antonino Meli, per anzianità, prende il posto che doveva essere suo. Paolo Borsellino viene riabilitato, torna a Marsala e riprende a capofitto a lavorare. Nuovi magistrati arrivano a dargli una mano, giovani e, a volte di prima nomina. Il suo modo di fare, il suo carisma ed i suo impegno in prima linea li contagiano; lo affiancano con lo stesso fervore e con lo stesso coraggio nelle indagini su fatti di mafia. Cominciano a parlare i pentiti e le indagini su connessioni tra mafia e politica a prendere forma. Borsellino è convinto che per sconfiggere la mafia i pentiti abbiano un ruolo fondamentale. Anche i giudici, però, dovranno essere attenti, controllare e ricontrollare ogni dichiarazione, ricercare i riscontri ed intervenire solo quando ogni fatto possa essere provato. E’ un’opera lunga ma i risultati non tarderanno ad arrivare.

Da questo momento gli attacchi a Borsellino diventano forti ed incessanti. Le indiscrezioni su Falcone e Borsellino sono ormai quotidiane; si parla di candidature alla Camera o alla carica di Sindaco. I due magistrati smentiscono ogni cosa. Comincia, intanto, il dibattito sull’istituzione della Superprocura e su chi porre a capo del nuovo organismo. Falcone, intanto, va a Roma come direttore degli affari penali e preme per l’istituzione della Superprocura. A Palermo era stato isolato, i magistrati del vecchio Pool vengono ormai assediati all’interno e all’esterno del Palazzo di giustizia. Per questo si sente la necessità di coinvolgere le più alte cariche dello stato nella lotta alla mafia. La magistratura da sola non può farcela, con Falcone a Roma si sente di avere un appoggio in più, Borsellino decide di tornare a Palermo, lo seguono il sostituto Ingroia e il maresciallo Canale. E’ in prima fila e tenta di ricostruire quel clima che, ai tempi del Pool, aveva permesso di raggiungere grossi risultati. Così, maturati i requisiti per essere dichiarato idoneo alle funzioni direttive superiori - sia requirenti che giudicanti - Paolo Borsellino, pur rimanendo applicato alla Procura della Repubblica di Marsala chiede e ottiene di essere trasferito alla Procura della Repubblica di Palermo con funzioni di Procuratore Aggiunto. Grazie alle sue indiscusse capacità investigative, una volta insediatesi presso la Procura di Palermo in data 11.12.1991 è delegato al coordinamento dell'attività dei Sostituti facenti parte della Direzione Distrettuale Antimafia.

I Magistrati, con l’arrivo di Borsellino trovano nuova fiducia. A Borsellino vengono tolte le indagini sulla mafia di Palermo dal procuratore Giammanco, e gli vengono assegnate quelle di Agrigento e Trapani. Ricomincia a lavorare con l’impegno e la dedizione di sempre. Nuovi pentiti, nuove rivelazioni confermano il legame tra la mafia e la politica, riprendono gli attacchi al magistrato e lo sconforto ogni tanto si manifesta. In una dichiarazione si può riassumere lo stato d’animo di Borsellino in quel momento: "Un pentito è credibile solo se si trovano i riscontri alle sue dichiarazioni. Se non ci sono gli elementi di prova, la sua confessione non vale nulla. E’ la legge che lo dice...e io sono un giudice che questa legge deve applicarla. I rapporti tra mafia e politica? Sono convinto che ci siano. E ne sono convinto non per gli esempi processuali, che sono pochissimi, ma per un assunto logico: è l’essenza stessa della mafia che costringe l’organizzazione a cercare il contatto con il mondo politico. ...è maturata nello stato e nei politici la volontà di recidere questi legami con la mafia? A questa volontà del mondo politico non ho mai creduto". Con questa consapevolezza il giudice, invece di scoraggiarsi, si immerge nel lavoro con ancora più convinzione, come se la sconfitta della mafia dipendesse solo dal suo operato e quello dei magistrati che lo circondano.

Intanto a Roma viene finalmente istituita la superprocura e vengono aperte le candidature; Falcone è il numero uno ma, anche questa volta, sa che non sarà facile. Borsellino lo sostiene a spada tratta sebbene non fosse d’accordo sulla sua partenza da Palermo. Il suo impegno aumenta quando viene resa nota la candidatura di Cordova. Borsellino esce allo scoperto, parla, dichiara, si muove: è di nuovo in prima linea. I due magistrati lottano uno a fianco all’altro, temono che la superprocura possa divenire un arma pericolosa se in possesso di magistrati che non conoscono la mafia siciliana.

Nel Maggio 1992 finalmente Falcone raggiunge i numeri necessari per vincere l’elezione a superprocuratore. Borsellino e Falcone esultano, ma il giorno dopo Falcone viene ucciso insieme alla moglie, a Capaci; la mafia sa che in quel posto il giudice Falcone era troppo pericoloso.

Borsellino soffre molto, il legame che ha con Falcone è speciale e lui è morto tra le sue braccia. Tutti i momenti trascorsi insieme, da quelli più belli a quelli più brutti, gli tornano alla mente.

Dalle prime indagini nel pool, alle serate insieme, alle battute per sdrammatizzare, ai momenti di lotta più dura quando insieme sembravano "intoccabili", al periodo forzato all’Asinara fino al distacco per Roma. Una vita speciale, quella dei due amici-magistrati, densa di passione e di amore per la propria terra. Due caratteri diversi, complementari tra loro, uno un po’ più razionale l’altro più passionale, entrambi con un carisma, una forza d’animo ed uno spirito di abnegazione esemplari.

Gli viene offerto di prendere il posto di Falcone nella candidatura alla superprocura, ma Borsellino rifiuta, sebbene sia consapevole che quella sia l’unica maniera che ha per condurre in prima persona le indagini sulla strage di Capaci. Così risponde al Ministro: "...La scomparsa di Falcone mi ha reso destinatario di un dolore che mi impedisce di rendermi beneficiario di effetti comunque riconducibili a tale luttuoso evento....". Resta a Palermo, nella procura dei veleni per continuare la lotta alla mafia, diventando sempre più consapevole che qualcosa si è rotto, che il suo momento è vicino.

Ad un mese dalla morte dell’Amico Falcone, tra le fiaccole e con molta emozione parla di lui, cerca di raccontarlo: "Perché non è fuggito, perché ha accettato questa tremenda situazione....per amore. La sua vita è stata un atto d’amore verso questa città, verso questa terra che lo ha generato. Perché se l’amore è soprattutto ed essenzialmente dare, per lui, amare Palermo e la sua gente ha avuto e ha il significato di dare a questa terra qualcosa, tutto ciò che era possibile dare delle nostre forze morali, intellettuali e professionali per rendere migliore questa città e la patria a cui essa appartiene. ..Sono morti tutti per noi, per gli ingiusti, abbiamo un grande debito verso di loro e dobbiamo pagarlo, continuando la loro opera...dimostrando a noi stessi e al mondo che Falcone è vivo".

Vuole collaborare alle indagini sull’attentato di Capaci di competenza della procura di Caltanissetta. Le indagini proseguono, i pentiti aumentano e il giudice cerca di sentirne il più possibile. Arriva la volta dei pentiti Messina e Mutolo, ormai Cosa Nostra comincia ad avere sembianze conosciute. Spesso i pentiti hanno chiesto di palare con Falcone o con Borsellino perché sapevano di potersi fidare, perché ne conoscevano le qualità morali e l’intuito investigativo. Continua a lottare per poter avere la delega per ascoltare il pentito Mutolo. Insiste e alla fine il 19 luglio 1992 alle 7 di mattina Giammanco gli comunica telefonicamente che finalmente avrà quella delega e potrà ascoltare Mutolo.

Lo stesso giorno Borsellino va nella casa del mare, a Villagrazia, con la scorta. Si distende, va in barca con uno dei pochi amici rimasti. Dopo pranzo torna a Palermo per accompagnare la mamma dal medico e con l’esplosione dell’autobomba sotto la casa, in via D’Amelio, muore con tutta la scorta. E’ il 19 luglio del 1992.

La morte

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Borsellino ha un forte rapporto con la morte; è presente in ogni parte della sua vita.

Teme per gli altri, per la sua famiglia, per I ragazzi della scorta. E’ molto protettivo con i suoi collaboratori e con la sua famiglia. Parla spesso della morte un po’ per scherzarci sopra un po’ per ricordarsi sempre che non è poi così lontana. "Se muoio adesso, il mio compito l’ho svolto".

Ha visto morire molte persone, uomini di valore morale ed intellettuale e sa benissimo di non essere esente da una fine simile. Eppure a volte scherza con la morte, se ne prende gioco, ci ride sopra con un unico cruccio: quello di aver preparato i propri figli ad affrontare la vita.

"Non sono né un eroe né un kamikaze, ma una persona come tante altre. Temo la fine perché la vedo come una cosa misteriosa, non so quello che succederà nell’aldilà. Ma l’importante è che sia il coraggio a prendere il sopravvento...Se non fosse per il dolore di lasciare la mia famiglia, potrei anche morire sereno".


DA: https://digilander.libero.it/inmemoria/bors...o_biografia.htm


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IN BREVE...


Nel 1965 Borsellino viene mandato al tribunale civile di Enna come uditore giudiziario.

Nel 1967 ha il primo incarico direttivo, Pretore a Mazara del Vallo nel periodo del dopo terremoto.

Il 23 dicembre del 1968 Borsellino si sposa, continua a lavorare a Mazara facendo avanti e indietro da Palermo, anche più volte al giorno.

Nel 1969 viene trasferito alla pretura di Monreale dove lavora fianco a fianco con il capitano dei Carabinieri Emanuele Basile.

Nel 1975 Borsellino viene trasferito al tribunale di Palermo e a luglio entra all’Ufficio istruzione processi penali sotto la guida di Rocco Chinnici. Con il Capitano Basile lavora alla prima indagine sulla mafia e da questo momento comincia il suo impegno senza sosta per sconfiggere l’organizzazione mafiosa.

Nel 1980 arriva l’arresto dei primi sei mafiosi. Nello stesso anno il capitano viene ucciso in un agguato. Per la famiglia Borsellino arriva la prima scorta con le difficoltà che ne conseguono. Da questo momento il clima in casa Borsellino cambia e il giudice stesso deve relazionarsi con "quei ragazzi" che gli sono sempre a fianco e che cambieranno per sempre le abitudini sue e della sua famiglia.

Il suo modo di fare, la sua decisione influenzano il "sentire" dei suoi familiari. Dalle parole della moglie, ancora, si può comprendere il rispetto e la sofferenza che si alternano nei loro cuori: "...Il suo modo di esercitare la funzione di giudice lo condivido perché anch’io credo nei valori che lo ispirano....Non penso mai, per egoismo, per desiderio di una vita facile di ostacolarlo....Non è stato un sacrificio immolare la sua vita al mestiere di giudice: ama tantissimo cercare la verità, qualunque essa sia."

La scorta costringe il giudice e la sua famiglia a convivere con un nuovo sentimento: la paura. E’ così che Borsellino ne parla e la affronta: "La paura è normale che ci sia, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, sennò diventa un ostacolo che ti impedisce di andare avanti."


Edited by Tirabassa - 25/7/2007, 19:55
 
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Tirabassa
view post Posted on 25/7/2007, 15:20




CITAZIONE
Ciambi ha scritto:
25/4/2007, 02:55 "infatti e triste che alcune persone nn sappiano di preciso chi siano paolo borsellino e falcone come sapete io venivo da una scuola che e intitolata all'agente di scorta di borsellino e nessuno degli allievi sapeva chi fosse lei e n sapevano cosa avevano fatto di male borsellino e falcone per fare quella fine addirittura dissero se erano pentiti di mafia e nn sapevano perche noi il 23 maggio facevamo la festa con la polizia e cosi abbiamo deciso (dopo che mi ero diplomata) di fare si una festa ma di far vedere ai ragazzi il film di borsellino sia quello fatto da giorgio(scelto da me ovviamente) sia gli angeli di borsellino e hanno detto che il primo colpiva molto di piu del secondo era piu diretto e commovente e chi conosceva giorgio solo nei panni di ardenzi ha detto che e un attore troppo bravo e che era meglio che lasciasse stare ddp per sfondare nel cinema e che sicuramente avrebbe fatto un successone io ovviamente gongolavo come se stessero parlando di me . quest'anno rifaremo la festa volevo invitare giorgio a scuola pero la prof che organizza e malata da tempo e gia e tanto che faremo la festa".

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"In edicola con Sorrisi e Canzoni il dvd su Borsellino

A 15 anni dalla strage di via D’Amelio, ‘Tv Sorrisi e Canzoni’ porta per la prima volta in edicola ‘Paolo Borsellino’, la fiction dedicata al magistrato che non si è mai arreso, in una edizione su doppio dvd.

[16/07/2007 - 19.43]
I due dvd sono in edicola a 12,90 euro escluso il prezzo di ‘Tv Sorrisi e Canzoni’.
Nel film vengono raccontati tredici anni di storia d’Italia, dal 1980 al 1992, tredici anni della vita di Paolo Borsellino, il magistrato che con determinazione e coraggio ha lottato contro la mafia siciliana.
Il film sulla drammatica storia di Paolo Borsellino, trasmesso da Canale 5, è stato un successo da 11 milioni di spettatori. Giorgio Tirabassi interpreta il ruolo del protagonista mentre Ennio Fantastichini quello di Giovanni Falcone."


DA: http://www.pubblicitaitalia.it/news.asp?id_news=43401


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"Cronaca - Via d'Amelio: indagine su servizi

Ipotesi di un coinvolgimento di apparati deviati

(postato 2 ore fa da ANSA)

(ANSA) - ROMA, 17 LUG - La procura di Caltanissetta indaga sul probabile coinvolgimento di apparati deviati dei servizi segreti nella strage di via d'Amelio. La notizia e' stata confermata all'ANSA da ambienti qualificati. Nell'attentato, il 19 luglio 1992, morirono il procuratore aggiunto Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Secondo l'ipotesi degli inquirenti ci potrebbe essere la mano di qualcuno degli apparati deviati dei servizi segreti che ha forse avuto un ruolo nell'attentato."


DA: http://notizie.alice.it/notizie/topnews/20...l?pmk=nothpstr1

"Borsellino, l'inchiesta non è chiusa

La Procura indaga su servizi deviati

Tutto ruota attorno a un telecomando

A 48 ore dal quindicesimo anniversario dell'omicidio di Borsellino e di 5 agenti della sua scorta, la Procura di Caltanissetta riapre un fascicolo sul presunto coinvolgimento di uomini dei servizi segreti deviati nell'attentato. In particolare s'indaga sul telecomando usato nella strage, al quale è collegato un imprenditore palermitano. Mistero anche sulla presenza in via D'Amelio di un poliziotto dopo l'esplosione."

"Omicidio Borsellino,indagini su 007

Per Procura coinvolti apparati deviati

La procura della Repubblica di Caltanissetta indaga sul coinvolgimento di apparati deviati dei servizi segreti nella strage di via d'Amelio a Palermo in cui il 19 luglio 1992 morì il procuratore aggiunto Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. La notizia è stata data dall'agenzia Ansa. Secondo gli inquirenti ci potrebbe essere la mano di qualcuno degli 007, che ha forse avuto un ruolo nell'attentato.

Questa pista di indagine, che in un primo momento era stata accantonata ed archiviata, è stata ripresa nei mesi scorsi dagli investigatori in seguito a nuovi input d'indagine. I magistrati stanno valutando una serie di documenti acquisiti dalla procura di Palermo e che riguardano il telecomando che potrebbe essere stato utilizzato dagli attentatori. A questo apparecchio è collegato un imprenditore palermitano.

I processi che si sono svolti in passato hanno solo condannato gli esecutori materiali della strage, ma nulla si è mai saputo su chi ha premuto il pulsante che ha fatto saltare in aria Borsellino e gli agenti di scorta. Un altro elemento sul quale è puntata l'attenzione degli inquirenti, è ''la presenza anomala'' di un agente di polizia in via d'Amelio subito dopo l'esplosione.

Si tratta di un poliziotto - già identificato dai magistrati - che prima della strage era in servizio a Palermo, ma venne trasferito a Firenze alcuni mesi prima di luglio dopo che i colleghi avevano scoperto da una intercettazione che aveva riferito ''all'esterno'' i nomi dei poliziotti di una squadra investigativa che indagava a San Lorenzo su un traffico di droga."


DA: http://www.tgcom.mediaset.it/

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Mi piace riportare, in occasione del 15° anniversario della morte di Paolo Borsellino, alcune sue frasi che invitano davvero alla riflessione, in silenzio, ed ad una preghiera per lui e per tutti coloro che hanno "combattuto" perchè questa terribile realtà della mafia venisse sconfitta...
NON VI DIMENTICHEREMO MAI!!!!
Grazie...

"Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell'amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare".

"E' normale che esista la paura, in ogni uomo, l'importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti".

"A fine mese, quando ricevo lo stipendio, faccio l'esame di coscienza e mi chiedo se me lo sono guadagnato".


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CITAZIONE
19/7/2007, 15:06 Giorgetta ha scritto:"SONO PASSATI BEN 15 ANNI DA QUELL'IMMANE TRAGEDIA, MA RICORDO PERFETTAMENTE IL TG5 DI QUEL LONTANO 19 LUGLIO 1992... AVEVO SOLO 9 ANNI QUINDI POCO PIU' CHE UNA BAMBINA, NON CAPIVO COSA FOSSE SUCCESSO VEDEVO SOLO MACCHINE FRACASSATE E ASFALTO BUTTATO IN ARIA.... ANCHE SE POI COL PASSARE DEL TEMPO ANCHE GRAZIE AI VARI FILM CHE SN STATI FATTI SU QUESTI DUE MAGISTRATI SICILIANI HO BEN CAPITO CONTRO COSA E CHI SOPRATTUTTO HANNO COMBATTUTO..... PER QUESTO VOLEVO SOLO DIRE....

GRAZIE DAL PROFONDO DEL CUORE."

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DAL TGCOM DL 19/07/2007:

"Palermo ricorda giudice Borsellino

A 15 anni da attentato di via D'Amelio

Dopo la veglia di mercoledì sera, Palermo si ferma ancora per ricordare l'uccisione del giudice Paolo Borsellino e i 5 agenti della scorta, Agostino Catalano, Walter Cusina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. Deposte corone di fiori sul luogo dell'attentato. Le manifestazioni sono promosse dalla sorella del giudice, Rita Borsellino, e da varie associazioni, tra cui le cattoliche Acli e Agesci.

Alle 9.30 in punto il corteo si è fermato davanti al palazzo che fu sgretolato dall'autobomba, dove abitava la madre del giudice. Vicino all'ulivo piantato in memoria dell'attentato sono state deposte le corone di fiori.

A onorare la memoria di Borsellino anche il prefetto Giosuè Marino, il questore Giuseppe Caruso e il vicesindaco Giampiero Cannella. Dopo il momento di raccoglimento sulle note del silenzio, via D'Amelio - simbolo della lotta alla mafia - è stata invasa dai bambini che assieme agli scout hanno animato il "Gioco dell'oca della legalità".

"E' importante che sia un gioco della memoria sopratrtutto per i bambini che si possono riappropriare del territorio utilizzando il gioco, perché in questo modo si imparano le regole", ha detto Rita Borsellino."


DA: http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/artic...olo371454.shtml


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Borsellino, il giudice senza paura

di Filippo Facci - giovedì 19 luglio 2007, 10:23

I primi tam tam dicevano che avevano fatto saltare Giuseppe Ayala, il giudice appena eletto deputato repubblicano. I suoi figli già lo piangevano, anche perché altra spiegazione non c'era: in quella zona, a due passi da via Autonomia Siciliana e a trecento metri da via Mariano D'Amelio, c'era lui e non altri. Invece Ayala era per strada che camminava verso quel portone annerito. Vide due cadaveri, poi un terzo. Neanche lui sapeva che la madre di Paolo abitava lì. Brandelli umani, rottami di lamiera, poi inciampò in qualcosa. Guardò per terra e riconobbe quel naso grifagno, quei denti, un tozzo scuro. Era inciampato in un pezzo del suo amico Paolo Borsellino.

<b>19 LUGLIO 1992

Forse Giuseppe Ayala ha scontato abbastanza la colpa d'essere rimasto vivo. A 15 anni dalla morte di Falcone e Borsellino forse si può anche dire che la sua amicizia, con entrambi, era vera e forte: Ayala era pur sempre il giudice istruttore di quel maxiprocesso che aveva dato alla mafia un colpo da cui non si sarebbe ripresa più. Certo, andare in aula con le firme di Falcone e Borsellino in calce all'accusa significava avere le spalle ben coperte. Borsellino, poi, era uno che compilava con pazienza certosina dei quadernetti dove annotava tutto: nome dell'imputato, circostanze che lo riguardavano, pagine processuali in cui era citato. Allora i computer non c'erano, il computer era lui.

Quando Ayala lasciò il palazzo di Giustizia perché si era candidato al Parlamento, il dialogo con Borsellino fu surreale: «Non ti posso votare»; «Perché?»; «Sono monarchico, la Repubblica non fa per me. Tu sei repubblicano e io non ti voto». Tutto ovviamente sul filo dell'ironia, come per gli sfottò legati al passato di Borsellino da simpatizzante del Fuan: «Lo chiamavo camerata Borsellino», ha raccontato Ayala nel libro La guerra dei giusti. «Ci rideva su, io entravo sguainando il braccio destro e lui rispondeva allo stesso modo». Amico vero di Borsellino del resto era Guido Lo Porto, deputato missino, oppure Giuseppe Tricoli, il professore di Storia con cui Borsellino passò l'ultimo giorno della sua vita. Anche la madre di Paolo Borsellino era un bel tipetto: quando gli Alleati sbarcarono in Sicilia, vietò ai figli di accettare doni dagli americani.


DA: http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=193700

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Palermo ricorda giudice Borsellino

A 15 anni da attentato di via D'Amelio

Dopo la veglia di mercoledì sera, Palermo si ferma ancora per ricordare l'uccisione del giudice Paolo Borsellino e i 5 agenti della scorta, Agostino Catalano, Walter Cusina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. Deposte corone di fiori sul luogo dell'attentato. Le manifestazioni sono promosse dalla sorella del giudice, Rita Borsellino, e da varie associazioni, tra cui le cattoliche Acli e Agesci.

Alle 9.30 in punto il corteo si è fermato davanti al palazzo che fu sgretolato dall'autobomba, dove abitava la madre del giudice. Vicino all'ulivo piantato in memoria dell'attentato sono state deposte le corone di fiori.

A onorare la memoria di Borsellino anche il prefetto Giosuè Marino, il questore Giuseppe Caruso e il vicesindaco Giampiero Cannella. Dopo il momento di raccoglimento sulle note del silenzio, via D'Amelio - simbolo della lotta alla mafia - è stata invasa dai bambini che assieme agli scout hanno animato il "Gioco dell'oca della legalità".

"E' importante che sia un gioco della memoria sopratrtutto per i bambini che si possono riappropriare del territorio utilizzando il gioco, perché in questo modo si imparano le regole", ha detto Rita Borsellino.


DA: http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/artic...olo371454.shtml

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QUESTO E' L'ARTICOLO USCITO NEL CORRIERE DELLA SERA DEL 20 LUGLIO 1992 IL GIORNO DOPO LA STRAGE.


MASSACRO. UCCISO BORSELLINO! Autobomba a Palermo: assassinati il giudice e cinque agenti di scorta


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Il boato alle 16.55, è un massacro

di Felice Cavallaro (Corriere della Sera del 20 luglio 1992)

Si sapeva che sarebbe accaduto. A lui o a un altro dei ''cadaveri ambulanti'' di questo mattatoio. E il boato per annunciare a una sonnolenta Palermo che anche Paolo Borsellino era stato massacrato con cinque agenti di scorta è echeggiato tetro su un pomeriggio assolato, alzando una colonna di fumo nero da un quartiere a soqquadro dove si sono spente le residue speranze di una povera città in ginocchio, piegata ai disegni di una bestia uscita dal letargo.
Per uccidere il naturale successore di Giovanni Falcone la mafia, e chi se ne serve, ha usato il sistema dell'autobomba piazzata davanti a un palazzo di via D'Amelio, squinternato come quello accanto, come quelli di fronte, con gli intonaci che vengono giù dal decimo piano, le serrande che si gonfiano e scoppiano mentre intere famiglie fuggono a piedi e rotolano per le scale con bambini scalzi che corrono sui vetri sanguinando.

Ecco la Beirut di casa nostra in un anonimo quartiere a due passi dalla Fiera, dove gli assassini erano al corrente di una saltuaria consuetudine che consentiva al giudice di rivedere quasi ogni domenica nell'appartamento della sorella Rita, farmacista, la mamma, Maria Lepanto, una signora anziana, sempre in tensione. Il boia, che ha schiacciato il telecomando che ha fatto detonare i 50 chili di esplosivo stipati in una vecchia Fiat 600, e i suoi complici feroci sapevano dove colpire quest'uomo sempre protetto da una conchiglia di sei agenti, pronto a correre con passetti veloci ogni volta che si trovava allo scoperto per guadagnare in una manciata di secondi il guscio della Croma blindata. Quello che era impossibile fare davanti alla sua abitazione di via Cilea, dove nessuno può' parcheggiare, o davanti al Palazzo di Giustizia è stato semplicissimo in questo troncone mozzo di via D'Amelio, la stessa strada in cui fu trovato un covo dei Madonia con il libro mastro della mafia. Nessuna sorveglianza. E nessun controllo alle auto parcheggiate davanti alla guardiola che consente l'accesso ai palazzi segnati dai numeri 19 e 21. E' qui che il corteo blindato di Borsellino si ferma cinque minuti prima delle 17. Ed è qui che è piazzata l'anonima e vetusta 600.
Il giudice scende dalla Croma, corre, sfiora l'auto della morte, alza un braccio, tende un dito per suonare il campanello e proprio in quell'istante un altro tasto viene premuto due volte. Prima per sbloccare il codice del telecomando. Poi per fare esplodere la micidiale carica. E' l'apocalisse. Un'altra dopo quella di Capaci. La 600 si disintegra volando per trenta metri, schizzando morte e distruzione, devastando le auto blindate, riducendo a carcasse fumanti altre trenta macchine e facendo tremare le fondamenta mentre i corpi di Borsellino e degli agenti che gli stanno a fianco vengono maciullati e bruciati con resti che volano e si schiacciano sull'asfalto un po' nero un po' rosso.

Il boato del finimondo si avverte fino alla circonvallazione e Palermo trema. Le prime telefonate dicono solo ''Via Autonomia siciliana'' e tanti pensano al giudice Ayala che abita vicino e che, invece, corre giù a piedi per trecento metri insieme con i ragazzi della sua scorta arrivando fra i primi ai bordi dell'inferno. Fra le macerie di quest'altra battaglia perduta dallo Stato, accanto ai resti di Borsellino, c'è il corpo martoriato di Emanuela Loi, appena rientrata dalle vacanze nella sua Sardegna. E poi Agostino Catalano, Vincenzo Limuli, Walter Cosina e Claudio Traina. Resiste in ospedale Antonino Vullo. E nelle corsie arrivano feriti a decine. A mezzanotte erano 23. Ayala si muove sottile e smunto come un'ombra tra i fumi maleodoranti di questo girone mortale dove camminando trovi ora un piede, ora una gamba. E un buco, una fossa davanti al cancello del numero 21 dove era parcheggiata la 600 volata via e trovata per metà con le ruote aggrappate al muretto del giardino di limoni. Qui gli agenti che arrivano piangono e gridano investendo magistrati e uomini politici: ''E' una guerra. O la combattiamo o costituiamo le 'sette' per eliminare i mafiosi''. E invocano la pena di morte mentre un giudice catanese inveisce contro il segretario del Psdi Carlo Vizzini, pronto a replicare commosso: ''Io le chiedo scusa e mi vergogno di essere il segretario di un partito che governa questo Paese''. Un ragazzo alto e massiccio porta in braccio la sua nonna ferita alle gambe. Due vigili del fuoco accarezzano una signora disperata. Un poliziotto trova sul marciapiede di fronte un ragazzo che sanguina dalla bocca. Dino Ceraulo, un impiegato delle Poste scappa con i suoi due figli in lacrime. Raffaele Lupo, un geologo che abita al decimo piano dello stesso palazzo dei Borsellino, schizza per strada sanguinante alle gambe con il figlio dopo una corsa affannosa tra fumo e vetri. La gente passa dalle strade vicine alla Fiera e si ferma. In dieci minuti migliaia di persone si trovano faccia faccia con la morte.

E le Tv lancia l'allarme che arriva così nella casa di villeggiatura di un ex deputato missino, Giuseppe Tricoli, a Villagrazia di Carini, dove Borsellino, dopo la colazione e dopo un breve riposo, ha lasciato la moglie Agnese, il figlio più grande, Manfredi, e Lucia, la ragazza che tante preoccupazioni ha dato al giudice in questi anni ammalandosi per papà. Fiammetta, la piccola di casa, 19 anni, è in vacanza in Indocina. E' Manfredi ad arrivare per primo con un amico in via D'Amelio restando obnubilato dallo scenario apocalittico, vagando abbracciato ora a un giudice ora a un altro e allontanandosi distrutto per raggiungere a casa la madre che chiede dov'è Paolo.
Oggi, la Palermo che si preparava a celebrare le Messe per i due mesi della strage di Capaci, è invece pronta a sfilare di nuovo in un Palazzo di Giustizia trasformato in camera ardente. E qui sarà la salma del giudice Paolo Borsellino. In nottata i poliziotti delle scorte, che si sono autoconsegnati in questura, hanno invece chiesto di poter esporre nella caserma ''Ungaro'' le bare dei colleghi trucidati.


DA: http://www.corriere.it/speciali/stragedame...o20luglio.shtml

Gli agenti della scorta

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Il giudice Borsellino e la sua scorta
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Quando vado nelle scuole, prima ancora di parlare di Paolo parlo dei "suoi ragazzi" come lui li chiamava (riferendosi agli agenti della scorta ndr) e racconto qualcosa di ognuno di loro; piccoli episodi che facciano capire che sono persone come tutti noi, con i loro sogni, i loro desideri". Così Rita Borsellino, sorella del magistrato morto nella strage in via D'Amelio, parlava lo scorso anno riferendosi ai cinque agenti di scorta uccisi insieme a suo fratello.

Così diceva Rita, con una frase che va al di là del tempo, delle circostanze: "Dico sempre che la scorta non è un contenitore vuoto ma che è fatta da persone con un compito straordinario: proteggere la vita di un altro anteponendola alla loro". Nella strage di via D'Amelio rimasero uccisi:

* Agostino Catalano, capo scorta, 43 anni. Sposato, aveva perso la moglie ed era rimasto solo con le sue due figlie.
* Walter Eddie Cosina, 30 anni. Era nato in Australia. Morto durante il trasporto in ospedale. Lasciava la moglie Monica.
* Emanuela Loi, 24 anni, la prima donna poliziotto entrata a far parte di una squadra di agenti addetta alla protezione di obiettivi a rischio.
* Vincenzo Li Muli, 22 anni. Il più giovane della pattuglia. Da tre anni nella Polizia di Stato, aveva ottenuto pochi mesi prima la nomina ad agente effettivo.
* Claudio Traina, 26 anni. Arruolato in Polizia giovanissimo, dopo essere stato a Milano e Alessandria, aveva ottenuto da poco il trasferimento nella sua città: Palermo.

Antonio Vullo, 32 anni, agente, sposato e padre di un figlio è l’unico riuscito a sopravvivere alla strage. Mentre i suoi colleghi si stringevano, come d’abitudine, attorno al magistrato, Vullo parcheggiava la macchina poco distante.

18 luglio 2006


DA: www.poliziadistato.it/.../borsellino_scorta.htm

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CITAZIONE
19/07/2007, 16:23 Tirabassa ha scritto: "Mi vengono i brividi...io avevo 25 anni e ricordo bene quei momenti...sgomento, paura...e tanta rabbia..."



Edited by Tirabassa - 14/6/2008, 19:19
 
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Tirabassa
view post Posted on 25/7/2007, 16:38




imageA 15 ANNI ESATTI DALLA STRAGE UNA PREGHIERA PER PAOLO BORSELLINO E I 5 AGENTI DELLA SCORTA.....

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"Borsellino è ancora vivo"

PALERMO - La giornata della memoria è cominciata con i bimbi delle elementari che fanno il gioco dell'oca della legalità in via Mariano D'Amelio davanti al cippo con l'ulivo che ricorda il procuratore aggiunto Paolo Borsellino, e gli agenti della polizia di Stato che gli facevano da scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cusina, Claudio Traina e Vincenzo Limuli, massacrati nella strage del 19 luglio 1992 e di cui quest'anno ricorre il quindicesimo anniversario.

Ma almeno finora la città normale, quella degli impiegati, dei commercianti e dei lavoratori, non ha testimoniato il ricordo per il giudice assassinato col tritolo. Non c'erano persone affacciate ai balconi, né lenzuoli appesi come un tempo quando a Palermo la gente esponeva teli bianchi con scritte antimafia.

Sul cippo che ricorda la strage vi sono solo le corone d'alloro ufficiali, mancano i mazzi di fiori che fino ad alcuni anni fa portavano le persone lasciando un biglietto con una frase di speranza per il futuro. Una corona l'ha portata il presidente del Senato Franco Marini che ha detto: "Provo una grande emozione a Palermo dove sono venuto a ricordare Paolo Borsellino e gli agenti della scorta uccisi in via D'Amelio 15 anni fa. Si tratta di martiri della democrazia".

Marini ha poi aggiunto che "occorre valutare con estrema attenzione tutti i nuovi indizi che emergono, per fare piena e completa luce sulle circostanze in cui maturarono quei tragici eventi, indagando senza alcun limite se non l'attenta ricerca della verità. Bisogna dare risposte al Paeseche chiede ancora di sapere come e perchè lo Stato possa essere stato attaccato, colpito anche se non vinto, da coloro che uccisero Borsellino e Falcone". Quindi il presidente del Senato è andato nell'aula magna del palazzo di Giustizia di Palermo dove politici, tra cui il sindaco di Roma Walter Veltroni, e magistrati commemorano le vittime.

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato un messaggio alla vedova di Borsellino, Agnese, scrivendo tra l'altro: "Trascorsi ormai quindici anni dal tragico attentato che costò la vita a Paolo Borsellino e agli agenti della sua scorta Catalano, Cosina, Loi, Li Muli e Traina, restano più che mai vivi nella mia memoria e in quella di tutti gli italiani il dolore e lo sgomento per un così terribile evento".

Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha inviato invece un messaggio al Prefetto di Palermo: "L'anniversario della strage di via D'Amelio rinnova in ciascuno di noi momenti di intensa e commossa riflessione su quel tragico evento che, a distanza di anni, è penetrato nel profondo delle nostre coscienze come punto drammaticamente oscuro della nostra storia. Ci stringiamo perciò ai familiari dei caduti. Il giudice Borsellino e gli agenti di scorta debbono essere considerati da tutti martiri gloriosi della nostra patria".

E intanto mentre la Palermo ufficiale ricorda il magistrato e gli agenti della polizia di Stato, il giudice per le indagini preliminari di Caltanissetta, Ottavio Sferlazza, ha respinto la richiesta di archiviazione dell'inchiesta sul furto dell'"agenda rossa" di Borsellino, scomparsa dalla borsa del magistrato dopo la strage. Quell'agenda che, dice la sorella del giudice, Rita Borsellino, "se ritrovata potrebbe aiutare a ricostruire tante cose".

19/07/2007


DA: http://www.lasicilia.it/articoli.nsf/(Arti...59?OpenDocument


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PER NON DIMENTICARE.....



Edited by Tirabassa - 25/7/2007, 19:26
 
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Tirabassa
view post Posted on 25/7/2007, 17:44




La tragica scomparsa di un uomo dignitoso e leale


La forza spirituale di chi cerca il vero per sconfiggere l'omertà

Il 19 luglio 1992, dopo aver pranzato a casa di amici, Paolo Borsellino, Procuratore aggiunto presso la Procura distrettuale della Repubblica di Palermo, si reca insieme alla sua scorta in via D'Amelio, dove vive sua madre.Una Fiat 126 parcheggiata nei pressi dell'abitazione della madre con circa 100 kg di tritolo a bordo esplode, uccidendo oltre a Paolo Borsellino anche Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato caduta in servizio) e tutta la scorta. Pochi giorni prima di essere ucciso, durante un incontro organizzato dalla rivista “Micromega”, Borsellino parlò della sua condizione di "condannato a morte". Sapeva di essere nel mirino di “cosa nostra” e sapeva che difficilmente la mafia si lascia scappare le sue vittime designate.

Ma chi era questo grande “Uomo”? Un uomo la cui integrità morale ha valicato gli schieramenti e fatto sì che sia la destra che la sinistra lo adottassero come bandiera dell'impegno contro la criminalità, il giudice che ha conquistato l'affetto della gente e un posto riservato nella memoria della società civile. Ecco la sua storia: la nascita nel quartiere palermitano della Magione, durante il fascismo; l'iscrizione al FUAN, i primi incarichi da magistrato; la gloriosa stagione del Pool Antimafia di Palermo; l'amicizia con Falcone stroncata sull'autostrada per Capaci; i dissidi con le istituzioni di uno Stato che non sempre ha lottato da dietro la stessa barricata; il rapporto con la famiglia, il lavoro e i collaboratori, fino all'autobomba . Un uomo che ha sempre pensato che è nei giovani la forza su cui contare per cambiare la mentalità della gente e soprattutto per sconfiggere l’omertà, così voleva scuotere le coscienze e sentire intorno a sé la stima della gente.

Sia Falcone sia Borsellino, due grandi amici e collaboratori nel pool antimafia, hanno sempre cercato la gente: Borsellino comincia a promuovere e a partecipare ai dibattiti nelle scuole, parla ai giovani nelle feste giovanili di piazza, alle tavole rotonde per spiegare e per sconfiggere una volta per sempre la cultura mafiosa affermando “La lotta alla mafia dev'essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità” . Fino alla fine della sua vita Borsellino, nel tempo che gli rimaneva dopo il lavoro, ha cercato di incontrare i giovani, di comunicare loro questi nuovi sentimenti e di renderli protagonisti della lotta alla mafia.

Una vita speciale, quella del magistrato, densa di passione e di amore per la propria terra, con un carisma, una forza d'animo ed uno spirito di abnegazione esemplari. Borsellino ha avuto un forte rapporto con la morte ; era presente in ogni parte della sua vita, temeva per gli altri, per la sua famiglia, per “i ragazzi” della scorta; è stato molto protettivo con i suoi collaboratori e con la sua famiglia, parlava spesso della morte un po' per scherzarci sopra un po', per ricordarsi sempre che non è poi così lontana. "Se muoio adesso, il mio compito l'ho svolto” oppure"Chi ha paura muore tutti i giorni, chi non ne ha una volta sola”.

Aveva visto morire molte persone, uomini di valore morale ed intellettuale e sapeva benissimo di non essere esente da una destino così tragico. Eppure a volte scherzava con la morte, se ne prendeva gioco, ci rideva sopra con un unico cruccio: quello di aver preparato i propri figli ad affrontare la vita. E così, spesso ripeteva:"Non sono né un eroe né un Kamikaze, ma una persona come tante altre. Temo la fine perché la vedo come una cosa misteriosa, non so quello che succederà nell'aldilà. Ma l'importante è che sia il coraggio a prendere il sopravvento... Se non fosse per il dolore di lasciare la mia famiglia, potrei anche morire sereno".


DA: http://www.voceditalia.it/index.asp?T=&R=cul&ART=12834

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CITAZIONE
23/7/2007, 12:09 Tamara Castelli ha scritto:

"Ciao a tutti!
Mi chiamo Tamara e sono di Palermo. L'amore per la filosofia mi ha allontanato dalla mia amara città: vivo a Bologna da due anni, dove, oltre a studiare, lavoro. Con me Daniele, il mio ragazzo. Palermo è difficile, tutta la Sicilia lo è: non è possibile trovare un lavoro, se sì è in nero, non è possibile aprire un negozio di qualsiasi tipo, non è possibile vivere perchè la mafia non è solo una società organizzata, non è solo la Cosa Nostra di Riina e Brusca: la mafia è una mentalità, un modo di vivere, radicato fin nei bambini e che non può che peggiorare con il passare degli anni e nell'individuo e nella città tutta se non ci si impegna per cambiare. Come ho già detto, vivo a Bologna da due anni e quando sono arrivata qui mi sono sforzata di far capire agli altri che noi a Palermo non giriamo con la pistola in tasca, che io non voglio fregare nessuno, che se lasciata sola in una stanza non rubo niente, e che la mafia è talmente sottile che non si vede: solo chi è nato e cresciuto a Palermo lo può capire. Sforzo inutile.
Le stragi di Capaci e via D'Amelio sono avvenute quando io avevo 11 anni. Troppo piccola. Mi ricordo che il 1992 fu anche l'anno della mia prima comunione: 28 giugno, proprio a metà strada tra le stragi. Rivedere con la fiction Palermo IN quegli anni, rivedere la Procura DI quegli anni, rivedere un bravissimo Giorgio Tirabassi interpretare mirabilmente Paolo Borsellino, Ennio Fantastichini nel ruolo di Giovanni Falcone ( ricordo ancora il sorriso che fece Giovanni Falcone a me e a mia sorella quando lo incrociammo per le scale del palazzo in via Notarbartolo, dove lui abitava e dove la mia mamma si recava con noi due per fare delle visite angiologiche), mi fa capire che, da allora, è cambiato poco: i migliori, quelli che volevano cambiare questa mentalità mafiosa, quelli che potevano farlo, sono stati fatti fuori da quella stessa città che aveva dato loro le origini, che li aveva cullati, ma che si era sentita tradita dagli stessi che, per amore, la volevano ripulire.
Tutto questo per dire che la fiction su Paolo Borsellino mi ha dato la possibilità di riflettere sulla mia bellissima Palermo, città nella quale desidero fortemente tornare, nella quale spero di poter far nascere i miei figli e nella quale vorrò un giorno, affacciandomi da una terrazza, poter dire: abbiamo sconfitto la Mafia, pur sapendo che questo accadrà solo quando i politici smetteranno di mischiarsi con la mafia e la gente cambierà totalmente la propria mentalità..possibile?! Sì, ma chissà se in questa generazione!

Tamara Castelli."

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CITAZIONE
23/7/2007, 14:00 Tirabassa ha scritto: "GRAZIE TAMARA DELLA TUA TESTIMONIANZA: SPERO DAVVERO TU POSSA RITORNARE NELLA NOSTRA AMATA E BELLISSIMA TERRA..."

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"Borsellino, nuovi spunti d'indagine sull'agenda rossa

PALERMO - Il gip di Caltanissetta Ottavio Sferlazza ha indicato alla procura gli spunti di indagine da approfondire nella vicenda della scomparsa dell'agenda rossa di Borsellino. I pm nelle scorse settimane avevano chiesto l'archiviazione del fascicolo iscritto a carico di ignoti per il reato di furto. Il giudice, però, si era opposto riservandosi ulteriori decisioni.
La sparizione dell'agenda, da cui Paolo Borsellino non si separava mai e su cui segnava fatti, riflessioni e appuntamenti dei mesi che hanno preceduto la strage di via D'Amelio, è tra i fatti al centro della indagine sui cosiddetti mandanti occulti dell'omicidio aperta dalla procura nissena. Secondo gli investigatori proprio nelle pagine scritte da Borsellino potrebbe essere stata indicata la verità sull'attentato.

Il giudice teneva il diario in una borsa di pelle sparita e poi riapparsa, priva, però, dell'agenda, nell'auto blindata su cui il magistrato viaggiava il giorno dell'eccidio. In un'ordinanza di otto pagine, depositata oggi e notificata ai familiari di Borsellino, il giudice chiede ai pm di Caltanissetta di interrogare alcuni carabinieri ritratti dai filmati, girati dalle tv dopo la strage e acquisiti dalla procura, accanto al tenente colonnello Giovanni Arcangioli, allora capitano, immortalato dopo l'esplosione con in mano la borsa del magistrato ucciso.

Arcangioli, dopo il suo interrogatorio, è stato iscritto nel registro degli indagati per false dichiarazioni al pm. L'ufficiale avrebbe fornito una versione dei fatti che contrastava con quella di altri testimoni. Accanto all'allora capitano dei carabinieri vennero ripresi due colleghi, uno non è stato identificato formalmente, l'altro è l'appuntato Maggi che successivamente portò la borsa, ricomparsa nell'auto di Borsellino, in Questura. Ma l'agenda dentro non c'era più.

Il giudice chiede poi ai magistrati di provare a ricostruire, sulla base dei filmati, gli orari precisi in cui Arcangioli venne ripreso con in mano la borsa, quando si allontanò da Via D'Amelio per accertare per quanto tempo la valigetta in cuoio restò nelle sue mani.

Infine il Gip Sferlazza chiede di fare luce sul perchè Maggi fece una relazione di servizio sulla vicenda solo a dicembre del 1992, ed esclusivamente a seguito delle sollecitazioni del pm di Caltanissetta Fausto Cardella che indagava sulla strage.

Il procedimento a carico di Arcangioli è sospeso, come prevede la legge, in attesa che vengano definite le indagini nell'ambito delle quali il teste ha reso le dichiarazioni incriminate: e cioè l'ultima aperta a Caltanissetta sui mandanti occulti delle stragi e quella sul furto dell'agenda a carico di ignoti.

24/07/2007"


DA: http://www.lasicilia.it/articoli.nsf/(Arti...7A?OpenDocument


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CITAZIONE
25/7/2007, 02:29 Super Tonio 91 ha scritto:
"Tamara le tue sn parole bellissime...sxo davvero ke tutto ciò un giorno cambi..in fondo la sicilia non è solo sicilia..è anke italia!!!e da tale tutti dobbiamo sentirci in dovere d risanarla.così come la campania dalla camorra la calabria e via dicendo...non so se tutto ciò accadrà in questa generazione o meno..ma già il sapere che ci sono state persone come Borsellino e Falcone m fa sperare in un futuro dove gli uomini perdono la vita per ideali in cui credono..non solo per paura...Onore a Borsellino Falcone e a tutti quelli che hanno contribuito e contribuiranno a rendere l'Italia meno "AFOSA"..."

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Borsellino, un'altra inchiesta

ROMA - La commissione parlamentare antimafia condurrà una propria inchiesta sulla strage di via D' Amelio, dove furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta. Lo ha deciso l'ufficio di presidenza della commissione, riunitosi oggi, che ha definito il quadro delle attività da programmare dopo l'estate.

"L'inchiesta - spiega una nota della commissione - prenderà il via dai nuovi elementi su possibili coinvolgimenti di apparati di sicurezza dello Stato emersi proprio in occasione dell'anniversario della strage".

L' ipotesi del coinvolgimento di apparati deviati dei servizi segreti è emersa recentemente nell' inchiesta condotta dalla procura della Repubblica di Caltanissetta che prende spunto da altre indagini che in passato erano state chiuse con l'archiviazione.

Da alcuni mesi, però, nuovi input investigativi hanno ripreso gli accertamenti dal punto in cui erano stati lasciati, e cioè dal Castello Utveggio, la mega struttura situata sul Monte Pellegrino, che sovrasta proprio la via d'Amelio. In questo edificio, nel 1992, è stato accertato che aveva sede un gruppo operativo del Sisde.

25/07/2007


DA: http://www.lasicilia.it/articoli.nsf/(Arti...C6?OpenDocument


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"Borsellino, un'altra inchiesta (approfondimento)

ROMA - Sui tanti misteri ancora insoluti della strage di via D'Amelio, che costò la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della sua scorta, non indagherà soltanto la Procura di Caltanissetta che nelle scorse settimane ha riaperto l'inchiesta sui cosiddetti mandanti occulti. La commissione Antimafia, che oggi ha definito il quadro delle attività da svolgere dopo l'estate, ha annunciato l'avvio di una propria indagine.
"L'inchiesta - spiega una nota della commissione - prenderà il via dai nuovi elementi su possibili coinvolgimenti di apparati di sicurezza dello Stato emersi proprio in occasione dell'anniversario della strage".

Il tema, dunque, sarà quello dell'eventuale implicazione di apparati deviati dello Stato nell'eccidio, tornati, nelle scorse settimane, all'attenzione degli inquirenti che hanno ripreso gli accertamenti dal punto in cui erano stati lasciati, e cioè dal Castello Utveggio situato sul monte Pellegrino, che sovrasta la via d'Amelio, dove venne messa l'autobomba che uccise il magistrato. Nell' edificio, oltre al Cerisdi, un centro di alta formazione, sarebbe stato ospitato anche un gruppo operativo del Sisde.

Ma anche un altro organo dello Stato, il Copaco, il comitato parlamentare per i Servizi di informazione e sicurezza, ha puntato l'attenzione sulla vicenda. Domani avrebbe dovuto ascoltare il procuratore aggiunto di Caltanissetta Renato Di Natale che, insieme al sostituto Rocco Liguori, coordina la nuova inchiesta sui mandanti occulti. L'audizione, finalizzata ad "approfondire le questioni relative all'ipotizzato coinvolgimento di appartenenti ai servizi segreti e alle forze di polizia nella preparazione e nella esecuzione dell'attentato", però, è stata rinviata a data da destinarsi per un grave lutto familiare che ha colpito il magistrato.

Intanto ieri, in un'ordinanza di otto pagine, depositata oggi e notificata ai familiari di Borsellino, il Gip di Caltanissetta Ottavio Sferlazza, che aveva respinto la richiesta di archiviazione dell'indagine sulla scomparsa dell'agenda rossa di Borsellino, documento ritenuto importantissimo dagli inquirenti, ha indicato alla Procura nuovi spunti investigativi da approfondire.

Ai pm di Caltanissetta il magistrato ha chiesto di interrogare alcuni carabinieri ritratti dai filmati, girati dalle tv dopo la strage e acquisiti dalla procura. I militari sono accanto al tenente colonnello Giovanni Arcangioli, allora capitano, immortalato dopo l'esplosione con in mano la borsa del magistrato ucciso. Arcangioli, dopo il suo interrogatorio, è stato iscritto nel registro degli indagati per false dichiarazioni al pm.

L'ufficiale avrebbe fornito una versione dei fatti che contrastava con quella di altri testimoni. Accanto all'allora capitano dei carabinieri vennero ripresi due colleghi, uno non è stato identificato formalmente, l'altro è l'appuntato Maggi che successivamente portò la borsa, ricomparsa nell'auto di Borsellino , in Questura. Ma l'agenda dentro non c'era più.

25/07/2007


DA: http://www.lasicilia.it/articoli.nsf/(Arch...C6?OpenDocument


Edited by Tirabassa - 26/7/2007, 16:19
 
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Tirabassa
view post Posted on 25/7/2007, 18:13




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"Tirabassi: "I giovani devono sapere"

Mancano ormai pochi ciak alla fine del film tv che ripercorre gli Anni 80 e intitolato semplicemente "Paolo Borsellino". Protagonista della pellicola, che andrà in onda su Canale 5 la prossima stagione, è Giorgio Tirabassi, che interpreta appunto Borsellino.

L'attore soddisfatto di questa miniserie commenta. "Molti ragazzi credono che Borsellino e Falcone sia l'aereoporto di Palermo... E' bene che sappiano. Com'è stato prestargli faccia e anima? Sofferenza. Sono intriso del buio, della passione che ha vissuto. Non v'è nulla di peggio che chiedersi: come e quando accadrà. E sentirsi il fiato della morte sul collo. Non v'è nulla di peggio che diventare rigido con i tuoi figli nella speranza che il dolore per la tua morte sia meno doloroso. Suo padre era farmacista, abitavano alla Kalsa, quartiere popolare dove si ritrovava spesso faccia a faccia con persone di Cosa Nostra. Era affascinato dal loro fegato. Così come poi lo fu dall'idea della giustizia. Prese la laurea in Legge, ebbe fede nella legge. E non abiurò mai. Ora è sui libri di storia di terza media. Una trentina di righe in tutto". (Fonte: Messaggero)".


DA: http://www.35mm.it/star/scheda.jsp?idStar=28111

GRANDE GIORGIO: GRAZIE PER LE TUE STUPENDE PAROLE...TI AMMIRO SEMPRE PIU'! :D :P :wub:


Edited by Tirabassa - 14/6/2008, 19:17
 
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Tirabassa
view post Posted on 26/7/2007, 18:44




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"L’ultima intervista televisiva Paolo Borsellino la concesse a Lamberto Sposini, per il tg5, venti giorni prima di morire nella strage di via D’Amelio (19/7/1992) insieme con i cinque poliziotti della sua scorta. "Terra", settimanale di approfondimento del tg5, la ha riproposta il 24 marzo 2001. Ne ho trascritto le due risposte finali, particolarmente significative.


Dopo la morte di Falcone come è cambiata la vita di Borsellino?

(lungo sospiro) La mia vita è cambiata innanzitutto perché....dalla morte....di questo mio vecchio amico e compagno di lavoro è chiaro che io sono rimasto particolarmente scosso e sono ancora impegnato, ad un mese di distanza, a recuperare e...., vorrei dire, tutte le mie possibilità operative sulle quali il dolore ha inciso in modo enorme.

E' cambiata anche perché sia per la morte di Falcone, sia per taluni altri fatti, mi riferisco alle dichiarazioni ormai pubbliche di quel collaboratore che ha parlato e ha detto di essere stato incaricato di uccidermi e la notizia è arrivata alla stampa in concomitanza con la notizia della strage di Capaci.

Le mie condizioni...., sono state estremamente appesantite le misure di protezione nei miei confronti e nei confronti dei miei familiari. E' chiaro che in questo momento io ho visto comple...., quasi del tutto, anzi, vorrei dire del tutto, pressoché abolita la mia vita privata.

Ho temuto nell'immediatezza della morte di Falcone una drastica perdita di entusiasmo nel lavoro che faccio. Fortunatamente, se non dico di averlo ritrovato, ho almeno ritrovato la rabbia per continuarlo a fare.

Posso chiederle se lei si sente un sopravvissuto?

Guardi, io ricordo ciò che mi disse Ninnì Cassarà allorché ci stavamo recando assieme sul luogo dove era stato ucciso il dottor Montana alla fine del luglio del 1985, credo.

Mi disse: "Convinciamoci che siamo dei cadaveri che camminano".

La.... l'espressione di Ninnì Cassarà io potrei anche ripeterla ora, ma vorrei poterla ripetere in un modo più ottimistico.

Io accetto la....ho sempre accettato il....più che il rischio, la....condizione, quali sono le conseguenze del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e, vorrei dire, anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto, ad un certo punto della mia vita, di farlo e potrei dire che sapevo fin dall'inizio che dovevo correre questi pericoli.

Il....la sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi in, come viene ritenuto, in....in estremo pericolo, è una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri assieme a me.

E so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare e....dalla sensazione che o financo, vorrei dire, dalla certezza che tutto questo può costarci caro.


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DA: https://digilander.libero.it/inmemoria/bors..._intervista.htm


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"10 ANNI UCCISIONE BORSELLINO: IL FIGLIO E LA SORELLA

Io e i miei familiari non abbiamo alcuna intenzione di rilasciare interviste. Anche in considerazione delle condizioni di salute di mia madre, chiediamo di essere 'risparmiati' dalle continue sollecitazioni dei mass-media legate al decimo anniversario della morte di nostro padre'. Dopo dieci anni di silenzio Manfredi Borsellino, 30 anni, commissario capo della Polizia, figlio di Paolo, il magistrato assassinato dalla mafia in via D'Amelio, scrive all'Ansa chiedendo, sostanzialmente, di essere lasciato in pace dai giornalisti. E all'agenzia affida un ricordo del padre, 'uomo buono, umile e di eccezionale umanita". 'L' unico contributo che posso fornire - scrive Manfredi - e' quello di ricordare mio padre per la sua grande bonta' d' animo ed eccezionale umanita'. Malgrado fosse un uomo innamorato del proprio lavoro ci e' stato sempre vicino, non negandoci mai nemmeno un istante del suo tempo. Il patrimonio morale che ci ha lasciato si puo' sintetizzare con una sola parola: l' umilta". 'Si considerava ironicamente un 'bluff' - continua la lettera - sostenendo che i meriti acquisiti sul campo non erano i suoi; io non ho mai assistito ad una sua auto esaltazione, eravamo semmai noi a ricordargli le sue qualita'. Mio padre non frequentava alcun tipo di 'salotto' non legando con 'uomini di potere' e sfuggendo a qualsiasi ambizione professionale. Mio padre era un 'buono': spesso aiutava amici, parenti ed anche collaboratori di giustizia senza che questi sapessero che era stato lui ad interessarsi dei loro problemi'. 'Nel testimoniare la sua bonta' d' animo - conclude Manfredi Borsellino - mi basta citare il fatto che egli seguiva i sette figli della sorella piu' grande come fossero i suoi'. Tra sette giorni ricorre l' anniversario della strage in cui morirono, dilaniati da un' autobomba, il procuratore aggiunto di Palermo, Paolo Borsellino, e gli agenti di polizia Emanuela Loi, Claudio Traina, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli e Walter Eddie Cosina.

"Iniziative nate per scandire i minuti della vita, in contrapposizione all'immobilita' della morte". Con queste parole Rita Borsellino, sorella del giudice ucciso dalla mafia, ha presentato il programma che celebra il decennale della morte del fratello Paolo, assassinato con cinque agenti di scorta dieci anni fa in via D'Amelio. La presentazione e' avvenuta questo pomeriggio a Palermo, presso la sede dell' associazione Libera. "Si tratta di un programma - dicono i responsabili dell' associazione - assolutamente in linea con quelli che sono i canoni di Libera: senza patrocini, ne' passerelle, ma con momenti di spettacolo, sport e cultura perche' la mafia si puo' combattere anche cosi"'. Molte delle iniziative si svolgeranno proprio in via D'Amelio, luogo della strage, "per far in modo che da quell' asfalto, teatro di morte possa risorgere la vita". Qui, il 19 luglio verranno allestite delle mostre e proposti spettacoli di danza e musica etnica. In serata, poi, si svolgera', presso il Fly Tennis, un torneo di calcetto, al quale parteciperanno diverse rappresentative di societa' civile. Momento importante delle iniziative di commemorazione sara' la presentazione del libro curato da Alex Corlazzoli: "I ragazzi di Paolo - Parole di resistenza civile", alla quale parteciperanno, tra gli altri, anche Giancarlo Caselli e Luca Zingaretti, "una persona prima che un personaggio, che mi ricorda molto Paolo" ha detto di lui Rita Borsellino. Iniziative analoghe si svolgeranno anche in altre parti di Italia. A Milano sara' celebrata una messa e verra' giocata una partita di calcio; a Marsala sara' presentato un libro di foto e, infine, a Cecina ci sara' la chiusura della carovana antimafia, partita lo scorso febbraio dalla Sicilia."


DA: https://digilander.libero.it/infoprc/paolo3.html


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"... Bisogna liberarsi da questa catena feroce dell'omertà che è uno dei fenomeni sui quali si basa la potenza mafiosa. Si è legati a questo fatto dell'omertà, del non riferire nulla delle cose di Cosa Nostra all'esterno, di non sentire lo Stato, di sentire sempre lo Stato come un nemico o comunque come una entità con cui non bisogna collaborare..." (Paolo Borsellino)"

DA: https://digilander.libero.it/infoprc/paolo.html


Edited by Tirabassa - 27/7/2007, 11:05
 
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giorgettatirabassi
view post Posted on 26/7/2007, 19:12




GRAZIE TONIO E GRAZIE ANCHE A TE ROSS PER QUESTA DISCUSSIONE, image CI AIUTA A CAPIRE, TRAMITE ARTICOLI E VERE TESTIMONIANZE, CHI ERA IL VERO GIUDICE PAOLO BORSELLINO... image
 
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super tonio 91
view post Posted on 27/7/2007, 01:49




era è sarà un esempio x tutti!!!!!un grande uomo così come falcone e tt coloro che hanno perso la vita x difendere i propri ideali e lo stato in se...e giorgio ce li ha fatti rivivere con grande sentimento e passione..come giusto che sia...GRAZIE GIORGIO SEI IL MIGLIORE!!!!
 
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Tirabassa
view post Posted on 23/5/2008, 17:20




Anche se la discussione è dedicata a Paolo Borsellino, qui possiamo comunque oggi postare il nostro ricordo per il giudice Falcone e la sua scorta (grazie a Mery che ce l'ha ha ricordato), come ha fatto oggi Palermo, in occasione dei 16 anni dalla strage, a Capaci: del resto entrambi hanno lottato insieme ed hanno anche avuto la stessa sorte, purtroppo...
Un pensiero affettuoso e coraggioso, insieme ad una profonda preghiera per lui e per tutti coloro che, appunto, hanno dato la vita per la giustizia.
Che il Signore li benedica e conforti i loro cari e ci dia di ricordarli sempre, SENZA DIMENTICARE MAI!

Mi permetto riportare qui i vostri pensieri scritti poco fa in mini-chat, a cui se vorrete potrete aggiungere qualche altra riflessione...


"23/5 14:23 mery3 ha scritto: Buongiorno forum. Ricordo che oggi Palermo ha ricordato Falcone a 16 anni dalla strage di Capaci. Un grande eroe assieme a Borsellino."

"23/5 15:06 ccc ha scritto: ciao ragazzi!!mery,hai fatto benissimo a ricordare Falcone!!"

"23/5 16:37 nina23 ha scritto: BUON POMERIGGIO A TUTTE,CONDIVIDO ANCHE IO, GRAZIE MERY PER AVER RICORDATO UN COSI' GRANDE UOMO!!"

"23/5 18:08 Tirabassa ha scritto: Grazie Mery, giusto e doveroso il tuo ricordo, specie qui in Sicilia, purtroppo "teatro" di questa terribile vicenda...un pensiero ed una preghiera per il giudice e per tutte le vittime di questa assurda realtà che è la mafia."


Edited by Tirabassa - 23/5/2008, 20:09
 
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nina23
view post Posted on 9/6/2008, 18:21




Ragazze, questa mattina ho rivisto alcune scene del film e devo dire che (a parte la grandissima interpretazione di tutti gli attori senza la quale secondo me il film non sarebbe riuscito a toccare così tanto il cuore della gente),devo dirvi ke ogni volta questo stupendo film non solo mi fa pensare, riflettere, spesso piangere e sempre arrabbiare, ma mi fa anche capire quanto la vita di questi uomini sia stata dura, per certi versi terribile, ma io credo che in fondo proprio per questo, li dobbiamo ringraziare, non solo perchè hanno cercato di sconfiggere la mafia (e io credo ke sotto certi aspetti ci siano riusciti, perchè le immagini dei loro funerali -ad esempio- testimoniano che davvero qualcosa è cambiato!) ma anche perchè ci hanno fatto imparare quanto valga la pena lottare per i propri ideali e perchè ci hanno permesso -e ci permettono tutt'ora- di credere che "un giorno anche la onnipotente mafia svanirà come un incubo" GRAZIE
 
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Annuccia12
view post Posted on 11/6/2008, 15:30




CITAZIONE (nina23 @ 9/6/2008, 19:21)
Ragazze, questa mattina ho rivisto alcune scene del film e devo dire che (a parte la grandissima interpretazione di tutti gli attori senza la quale secondo me il film non sarebbe riuscito a toccare così tanto il cuore della gente),devo dirvi ke ogni volta questo stupendo film non solo mi fa pensare, riflettere, spesso piangere e sempre arrabbiare, ma mi fa anche capire quanto la vita di questi uomini sia stata dura, per certi versi terribile, ma io credo che in fondo proprio per questo, li dobbiamo ringraziare, non solo perchè hanno cercato di sconfiggere la mafia (e io credo ke sotto certi aspetti ci siano riusciti, perchè le immagini dei loro funerali -ad esempio- testimoniano che davvero qualcosa è cambiato!) ma anche perchè ci hanno fatto imparare quanto valga la pena lottare per i propri ideali e perchè ci hanno permesso -e ci permettono tutt'ora- di credere che "un giorno anche la onnipotente mafia svanirà come un incubo" GRAZIE

Bellissimo commento Nina,speriamo davvero che un giorno la mafa sia solo un ricordo,racchiusa nei libri di storia come un passato lontano,senza dimenticare mai tutte quelle vittime immolate per la follia di "pochi"...
 
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Tirabassa
view post Posted on 19/7/2008, 16:45




A 16 anni dalla sua morte, insieme a quella di tutta la sua scorta, un pensiero, ma sopratutto una preghiera, è proprio il minimo che oggi ognuno di noi può rivolgere...
Si dice che le indagini sono ancora aperte, ma intanto questi nostri coraggiosi uomini e donne non ci sono più e nessuno potrà farli tornare...
Ma sono certa che chiunque li ha anche per poco conosciuti, chi li ha seguiti, stimati, non li dimenticherà mai...soprattutto il loro pensiero, il loro coraggio, sarà sempre di stimolo e di forza per andare avanti nei momenti di maggiore difficoltà e sconforto...

Per questo sento di ringraziarli tutti ancora...grazie Paolo, grazie ragazzi...vi porteremo sempre nel cuore!

E che il Signore, che è l'Unico, consoli i vostri cari...

Ciao...
 
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le mokò
view post Posted on 19/7/2008, 18:33




Ricordo sempre con tanto affetto questa meravigliosa Persona, che ha dato la sua vita per la sua città. Ciao Paolo, e ciao ragazzi sicuramente dal cielo state pregando per le vostre famiglie.
Grazie!
 
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nina23
view post Posted on 19/7/2008, 20:24




Dinnanzi a Paolo, Giovanni, Francesca, penso che tutti abbiamo il dovere di "inginocchiarci" perchè loro ci hanno fatto capire che il valore della vita non può, per quanto grande sia, essere paragonato a quello della giustizia e della lealtà. Grazie per il vostro valore e per averci insegnato quello per cui vale la pena vivere!
 
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alessandra26
view post Posted on 23/11/2008, 19:25




Borsellino è stato un uomo straordinario....diciamo che quando è morto non ero ancora nata....infatti sono nata nel 93....però è stato Giorgio a farmelo conoscere....e lo ringrazio!è stato fantastico nella sua interpretazione!
 
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15 replies since 14/4/2006, 23:31   361 views
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