| Tirabassa |
| | "Boris, rassegna stampa: la finta fiction peggiora ma la serie decolla narrando la rassegnazione al brutto in tv Pubblicato da Fabio Traversa alle 10:00
Ricca rassegna stampa su Boris (voto: 7), il telefilm cult di Fox (canale 110 di Sky). Antonio Dipollina per Repubblica: "Seconda stagione a furor di popolo. Un popolo strano, variegato, riunito fin dall'inizio intorno a una mini-fiction a puntate brevi e fulminanti, l'entusiasmo degli addetti ai lavori, il passaparola che va veloce ovunque e soprattutto sul web dove spopola (nei posti normali si ha successo, sul web o si spopola o niente). La seconda stagione è ideale per i rimpianti di chi già proclama quanto fosse meglio la prima, genuina, ardente, stracolma di deliziosi effetti speciali a prezzo zero - quello delle idee. In effetti è dura, ma il terreno è arato: qualcuno tra i protagonisti se ne va (Carolina Crescentini), qualcun altro decolla in parallelo in altre fiction (Alessandro Tiberi) e arrivano invece i pezzi grossi, in visita benevola ma convinta. Per esempio Corrado Guzzanti nella parte dell'attore con serissimi problemi di ambientazione psicologica con il pianeta intero. Ma lui vede e parla con Gesù e gli altri devono credergli e magari poi è vero - la caratterizzazione di Guzzanti della parlata svanita e mistica con gli occhi persi nel vuoto è destinata, come dire, a spopolare sul web. Per il resto si tratta appunto di gestire l'inevitabile crisi di crescita su un canovaccio che rimane perfetto. L'indefinibile gruppo riunito sul set de Gli occhi del cuore 2 deve sempre fare i conti con la finta-fiction che peggiora a vista d'occhio mentre gli ascolti crescono. Ognuno si salva come può, a partire dal regista René/Pannofino. E compresi autori e registi (Mattia Torre, Giacomo Ciarrapico, Luca Vendruscolo) consci di aver fatto il guaio - creare un'avventura unica nel panorama tv - e alla prese con la fioritura del prodotto". Aldo Grasso per il Corriere della Sera: "Boris è una fiction sulla fiction, Boris è una fiction parodica e al suo interno, come Effetto notte di Truffaut, contiene un'altra fiction, Gli occhi del cuore, soap strappalacrime che però fa molto ascolto. Boris è una fiction tutta italiana che prova a riflettere su un diffuso stato d' animo della fiction italiana: il disincanto, per non dire il cinismo. Specializzati come siamo in agiografie e storie virtuose, facciamo fiction ma siamo i primi a non crederci: è un business come un altro, a volte più redditizio. Così appena il delegato di produzione Lopez (Antonio Catania) orecchia un giudizio positivo di Umberto Eco sulla fiction italiana si fa assalire dal demone della qualità (anche se Gli occhi del cuore, superando i 7 milioni di audience, è per legge affrancata dalla qualità): bisogna che qualche anello debole della produzione venga sacrificato sull' altare del bello per lanciare un segno di discontinuità. Spetta al regista Renè (Francesco Pannofino) il difficile compito di scegliere chi far fuori. Inoltre, la presenza sul set di Mariano (un bravissimo Corrado Guzzanti), che interpreta il Conte, crea qualche problema. È in piena crisi mistica: racconta che nel sedile posteriore della sua auto stava seduto Gesù, che gli avrebbe promesso la parte del Beato Frediani in una fiction agiografica di prossima produzione. Scritto e diretto da Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo, prodotto da Wilder, Boris sta crescendo (Fox, lunedì, ore 23) e si offre come un inesorabile ma buffonesco atto d'accusa contro la cialtroneria di molta serialità italiana. Il rischio è di abbandonarsi alla caricatura, alla canzonatura, rinunciando alla battuta sferzante, al graffio, al fremito nervoso. Certo, Boris avrebbe molto più materiale a disposizione, se solo la fiction italiana credesse in se stessa". Roberto Levi per il Giornale: "L'idea di prendere in giro il mondo della fiction narrando cosa succede sul set di una scombiccherata produzione dal titolo Gli occhi del cuore 2 non è di per sè una grande novità. Poteva sembrare l'ennesima ripetizione di quella 'tv che ironizza su se stessa' e che finisce per fare riferimento sempre e solo al proprio mondo chiuso e ristretto, come abbiamo visto in innumerevoli sketch e parodie di argomento televisivo. Boris è stato in grado di trasformare tale materia in uno scoppiettante fuoco d'artificio di battute azzeccate, di pennellate satiriche, all'insegna di una girandola di situazioni comiche costruite con grande mestiere dagli sceneggiatori, come si vede ormai nella produzione televisiva e soprattutto in quella ad indirizzo umoristico. Se c'è una serie nostrana che più si avvicina, per freschezza narrativa e impronta stilistica, a quanto ci arriva di continuo dall'America questa è proprio Boris. Il che dimostra che, sparsi qua e là, i talenti per scrivere buone sceneggiature ci sono anche da noi, se si ha il coraggio di cercarli e valorizzarli a dovere". Stefania Carini per Europa: "Boris vuole essere il nostro Extras e il nostro The Office. Solo che Ricky Gervais, il mitico autore-attore di tali capolavori, sa infondere alle sue opere un qualcosa in più, un barlume di verità profonda e universale che qui manca. Gli eroi di Boris rimangono ancora al di qua di tutto questo, e non riescono a fare della rassegnazione al brutto qualcosa di più raffinato, alto, profondo di una seppur riuscita e divertente parodia".
DA: http://realityshow.blogosfere.it/2008/05/b...one-al-bru.html
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