| super tonio 91 |
| | «Mi diverto a fare il cattivo»Foggia - Per anni ha formato con Emilio Solfrizzi lo spassoso duo di cabaret “Toti e Tata”. Un sodalizio artistico fortunato, che con la regia dell’autore Gennaro Nunziante per quasi un decennio ha mietuto successi a non finire con spettacoli teatrali e televisivi irresistibili. Per i suoi ammiratori, Antonio Stornaiolo resterà per sempre il “mitico” Tata. Ma col tempo, l’attore barese (ma napoletano di nascita) ha dimostrato le sue qualità e il suo talento non solo nella sfera della comicità. Da alcuni anni svolge un ruolo di primo piano all’interno dell’emittente barese Antenna Sud, dove conduce programmi leggeri ma di qualità. Le sue doti di fine ed abile intrattenitore non sono sfuggite ad un “maestro” come Renzo Arbore che, nel 2005, lo ha voluto al suo fianco nella conduzione dell’originale show del sabato notte di RaiUno Speciale per me, ovvero meno siamo meglio stiamo. Ma Antonio Stornaiolo non è solo un amabile conduttore: ha anche indiscusse doti di attore. Proprio pochi giorni fa, nella penultima puntata della sesta serie della fiction di Canale5 Distretto di Polizia, abbiamo visto uscire di scena il personaggio da lui interpretato, lo spietato killer Gregorio Patriarca. «A far fuori l’odiato Patriarca è stato il commissario Ardenzi, che così è riuscito a vendicare l’amico Mauro Belli. Chissà che la fine del mio personaggio non abbia attenuato l’astio della gente nei miei confronti», dice scherzando - ma non troppo – l’attore barese. «Dopo la messa in onda della puntata in cui ho eliminato l’ispettore Belli, impersonato da Ricky Memphis, la gente mi guardava corrucciata per strada, quasi con sdegno. Ho temuto per la mia incolumità», aggiunge con tono semiserio.
A parte questi strascichi, com’è andata l’esperienza di “Distretto di Polizia”?
Interpretare il ruolo del cattivo a me è piaciuto tantissimo, perché lo trovo nelle mie corde. Non che io sia cattivo nella vita, tutt’altro…Ma proprio come fisicità, come recitazione, sono molto più a mio agio quando indosso i panni di personaggi cinici, aggressivi. Mi piacerebbe, quindi, tornare nuovamente a fare il cattivo. Visto che nella realtà sono un bonaccione, forse interpretando questi ruoli imparo ad essere un pò più duro nella vita di tutti i giorni. “Distretto”, probabilmente, è la migliore produzione di fiction che ci sia in Italia. La Taodue film di Pietro Valsecchi ha un’organizzazione invidiabile. Loro in 7-8 mesi di riprese riescono a fare dei film per la tv straordinari. Del resto, sono quelli che hanno fatto “Borsellino” e la serie “Ris”.
Intanto, da domani, la vedremo nella nuova fiction di RaiUno “Il padre delle spose”, con Lino Banfi e la figlia Rosanna…
È una fiction che affronta un tema delicato, un film sull’omosessualità in cui si parla di un amore uguale ma diverso. Per una volta si parla della Puglia in termini non negativi. I colori della nostra regione sono meravigliosi e il film mette in evidenza una terra positiva, solidale, con personaggi che non hanno nulla a che vedere con i soliti stereotipi della criminalità organizzata. È una storia di sentimenti puri che tocca una tematica quanto mai attuale: quella dei Pacs e dei matrimoni tra omosessuali. Banfi interpreta un padre-patriarca meridionale, vedovo, che inizialmente reagisce male alla scoperta della “diversità” della figlia, ma poi il suo amore di padre supera ogni cosa. C’è una bellissima lezione morale, perché Banfi – con la leggerezza che gli è propria – riesce ad affrontare questi temi in modo anche poetico. Lui ci mette di fronte a questo interrogativo: ma un genitore che scopre l’omosessualità di un figlio, cosa fa? La sua risposta è: non può far altro che continuare ad amarlo, perché il senso della vita è questo. L’amore non ha ostacoli, non ha dogane, alla fine vince su tutto.
Qual è il suo ruolo in questa fiction?
Io interpreto il ruolo di un sindaco corrotto da un grosso produttore olivicolo della zona, che è Gianni Ciardo. Alla fine del film, però, mi redimo e passo dalla parte di Banfi che, invece, rappresenta i piccoli coltivatori di quell’area che hanno intenzione di mettere su una “strada dell’olio”. Quindi, questo personaggio che non è cattivo ma soltanto “debole”, nel finale si riscatta e torna a fare il suo mestiere di sindaco onestamente.
Un bel colpo per lei lavorare negli ultimi tempi prima con Arbore e poi con Banfi…
Ho avuto la grande fortuna di poter lavorare con Carlo Lizzani, che è uno dei padri del cinema italiano, e nella tv di varietà con un “maestro” come Renzo Arbore, che è un orgoglio della nostra terra. Adesso è arrivato Lino Banfi, che in quanto a lezioni di vita e professionali è straordinario. Come pochi, riesce a passare dal comico al tragico e viceversa con grande naturalezza, a dimostrazione che è un grande attore. Quanto ad Arbore, sono qui che aspetto un’altra sua “chiamata”. Lui, ovviamente, se ne va in giro per il mondo con la sua orchestra, avendo già dato tutto alla televisione. Fa bene a centellinare le sue apparizioni, ma se dovesse venirgli un’idea e volesse richiamarmi nella sua allegra “brigata”, io risponderei con grande entusiasmo, perché con lui ho fatto una delle esperienze più divertenti della mia vita. Lo ammetto, sono stato davvero fortunato ad avere due padri “putativi” del calibro di Arbore e Banfi.
In conclusione, cosa sta preparando in questo momento?
In questo periodo sono impegnato con Mauro Pulpito con Meglio tardi che mai, il talk show della notte di Antenna Sud. Un programma a cui siamo molto affezionati, perché è un osservatorio privilegiato sul non senso della vita. Poi tornerò a portare nei teatri lo spettacolo Casa Stornaiolo, in cui metto in evidenza i “guasti” della lingua italiana.
Michele de Respinis
| | |
| |
|